Le carte prepagate sono pignorabili?

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Potrebbe capitare a tutti di trovarsi in situazioni economiche difficili, spesso così difficili da mettere in pericolo i propri beni, che possono finire nelle mani dei creditori per poter pagare i debiti contratti. Questo processo avviene tramite una procedura legale detta pignoramento.

Spesso azioni di questo tipo, però, non riescono né a risolvere la situazione eliminando i debiti, visto che spesso i beni non bastano a coprire la somma dovuta, né ad aiutare la persona in difficoltà che si troverà con un mare di problemi ancora maggiori. Chi si trova in questa situazione, quindi, ha bisogno di strumenti finanziari che gli permettano di continuare le proprie attività quotidiane e allo stesso tempo possano sfuggire alle azioni di pignoramento.

Che cos’è un pignoramento?

In termini semplici, il pignoramento è un procedimento legale attraverso il quale un creditore può ottenere il diritto di sequestrare o vendere i beni di un debitore al fine di soddisfare un debito non pagato. Questo processo viene solitamente avviato quando un debitore ha accumulato un debito significativo e non è stato in grado di rispettare gli accordi di pagamento concordati con il creditore.

Il pignoramento può essere esercitato su diverse cose riferibili al debitore, tra cui:

  • pignoramento di beni mobili, che possono essere registrati, come un’automobile, o non registrati come mobili, apparecchiature e oggetti di valore, tutte cose che possono essere vendute all’asta e il ricavato andrà a coprire il debito o parte di esso;
  • pignoramento immobiliare: se il debitore possiede delle proprietà, come case, terreni o edifici, queste possono essere pignorate e messe all’asta per soddisfare il debito;
  • pignoramento dello stipendio, se il debitore possiede un’entrata derivante da lavoro dipendente, questa potrebbe essere in parte presa per ripagare il debito;
  • pignoramento bancario, in questo caso sono a rischio tutti i fondi presenti sui conti correnti i quali vengono congelati e utilizzati per ripagare il credito. In questo caso rientrano anche le carte prepagate.

Il processo di pignoramento di un bene non è molto veloce e passa attraverso varie fasi, la prima delle quali è la messa in mora. Questa è una comunicazione legale in cui il creditore intima al debitore di saldare il dovuto entro 15 giorni dalla ricezione della comunicazione. Se la scadenza non viene rispettata, c’è poi bisogno di ottenere un ordine di pignoramento.

Chi può ordinare un pignoramento?

In Italia, l’ordine di pignoramento può essere emesso da un tribunale o da altre autorità competenti in base alle leggi italiane. Le principali figure autorizzate a ordinare un pignoramento in Italia includono tribunali, agenzie fiscali, enti creditori ed enti pubblici.

I tribunali italiani, come il Tribunale Civile o il Tribunale di Sorveglianza, hanno l’autorità di emettere ordini di pignoramento. Questo avviene spesso in risposta a una causa legale intentata da un creditore contro un debitore, che può portare a un giudizio favorevole da parte del tribunale. Dopo aver ottenuto il giudizio, il tribunale può emettere l’ordine di pignoramento per permettere al creditore di recuperare il debito attraverso il pignoramento dei beni del debitore.

Nel caso si sia contratto un debito con delle agenzie fiscali, come l’Agenzia delle Entrate, queste possono emettere ordini di pignoramento per recuperare somme dovute in relazione a tasse non pagate o altri debiti fiscali. Anche alcuni enti pubblici e istituzioni governative possono emettere ordini di pignoramento per recuperare debiti dovuti a enti pubblici o a fornitori di servizi.

Inoltre, le istituzioni finanziarie, come le banche o le società di carte di credito, possono ottenere ordini di pignoramento per recuperare debiti dai loro clienti. Questo solitamente avviene dopo che il cliente non ha rispettato gli accordi di pagamento o quando il credito è diventato inadempiente.

In tutti questi casi, è importante notare che il processo di pignoramento in Italia è regolamentato dalla legge, e i debitori hanno diritti legali che devono essere rispettati durante il processo. Gli ordini di pignoramento devono essere eseguiti in conformità con le leggi e le procedure specifiche in vigore, e il debitore ha il diritto di contestare il pignoramento se ritiene che sia stato eseguito in modo improprio o inappropriato.

Come funziona un pignoramento di una carta prepagata

Come abbiamo visto, anche i conti bancari e tutti i prodotti assimilabili possono essere oggetto di pignoramento. Per questo motivo, anche le carte ricaricabili, nello specifico i fondi eventualmente già versati, che sono intestate al debitore, possono essere oggetto di pignoramento. Versare dei soldi su un ricaricabile quindi non li mette al riparo da questa conseguenza. Va sottolineato che anche una prepagata senza il nome del titolare impresso sopra è comunque nominale. L’assenza del nome non indica che si è di fronte a una carta anonima.

Da notare che se il debito è contratto con l’Agenzia delle Entrate, quest’ultima ha accesso diretto all’anagrafe tributaria e quindi è in grado di individuare tutti i rapporti bancari intestati al debitore. Questo vuol dire che ogni conto corrente o carta prepagata sarà facilmente individuata. Se invece il creditore è un privato, un’azienda o un altro tipo di istituzione, per questi potrebbe essere più difficile individuare conti bancari e carte prepagate. Tuttavia, anche questi soggetti possono avere accesso all’anagrafe tributaria se ottengono un’ordinanza da un tribunale. Da notare che non serve sapere il numero di conto corrente o della prepagata, basta sapere con quali banche il debitore ha dei rapporti finanziari e notificare alla banca l’atto di pignoramento nei confronti del debitore.

Quale cifra potrebbe essere pignorata da una carta ricaricabile

Il pignoramento delle somme contenute in una carta ricaricabile rientra nel caso del cosiddetto “pignoramento presso terzi“, ovvero si sequestra qualcosa, in questo caso del denaro, che è custodito presso terzi.

Tuttavia, non tutto il denaro contenuto in una prepagata o in un conto corrente può venire sequestrato. La legge infatti impone una soglia minima, detta “di sussistenza”, che non può essere toccata. Questa soglia è pari al triplo dell’assegno sociale e al momento è quantificata in 1.509,81 euro. Solo la parte eccedente questa somma può essere oggetto di pignoramento. Come accennato poco sopra, non è possibile dividere i propri fondi su più carte mettendone in ognuna una quantità al di sotto della soglia di impignorabilità.

Come evitare il pignoramento di una carta prepagata

Assodato che anche i fondi presenti in una prepagata sono pignorabili, come quelli in un conto corrente, ci possono essere degli escamotage per tentare di evitare il problema.

Utilizzare delle prepagate anonime

Le prepagate anonime sono delle carte che si possono ottenere senza mostrare alcun documento. Si possono acquistare in punti vendita come le tabaccherie e sono pronte all’uso. Possono contenere solo limitate quantità di denaro che possono essere solo spese e non prelevate in contanti. Tuttavia, sono diventate introvabili e sostituite dalle prepagate nominali.

Prepagate emesse all’estero

Anche i conti correnti e le prepagate emesse al di fuori dell’Italia possono essere oggetto di pignoramento. Tuttavia, il vantaggio di usarne una emessa al di fuori dei confini nazionali è quello di rendere più difficile l’individuazione della carta. Banche o altre istituzioni non italiane non hanno l’obbligo di aderire all’anagrafe tributaria italiana. Al contrario di quando si apre un conto presso una banca o si richiede una ricaricabile in Italia, questo tipo di rapporti finanziari si possono tenere celati all’occhio indiscreto dell’Agenzia delle Entrate o di altri creditori. Purtroppo, anche queste carte non sono anonime e risultano essere comunque pignorabili, specialmente se il creditore viene a conoscenza della loro esistenza. Il vantaggio è rappresentato dal fatto che la notifica va fatta all’estero, questo richiede più tempo e maggiori spese per un esito comunque incerto delle cifre che si potrebbero recuperare. Tutto questo scoraggia tutti coloro che possono trovare antieconomico fare un’azione del genere.

Prepagate intestate a un familiare o altra persona

Questa soluzione non è consigliabile e magari sarebbe da usare solo in casi disperati. Intestare un conto corrente o una prepagata a un familiare, un conoscente oppure a un qualsiasi prestanome non offre alcuna sicurezza e potrebbe portare ulteriori problemi legali. È certamente una soluzione di facile adozione ma si tratta di cedere ufficialmente i fondi a una persona diversa e utilizzare i dati di accesso all’app della carta per l’utilizzo quotidiano. L’intestatario ufficiale potrebbe comunque rivalersi sulla carta oppure essere trascinato in problemi a lui estranei.

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